Hai un’idea che stai sviluppando e cerchi una mano? Oppure vorresti svilupparla, ma non sai da dove cominciare e cosa fare? Sei interessato a capire come costruire un team capace di renderla realtà?
Il prossimo Mercoledì 27 Ottobre alle ore 21:00 ti aspettiamo per il secondo appuntamento #BiotechJob con
che presenterà il programma https://trentinostartupvalley.it/ (attualmente aperto) e quali sono i parametri con cui valutare le proprie idee e i propri team… oltre agli strumenti oggi disponibili per sostenerne lo sviluppo.
L’iniziativa è aperta e gratuita per tutti i soci. E’ possibile registrarsi al webinar (che si terrà su Webex) a questo indirizzo: https://biotechjob.eventbrite.it
Hai perso il primo appuntamento? Niente paura! Scrivi a segreteria@biotecnologitaliani.it per avere accesso alla registrazione!
Sei un biotecnologo (o uno studente in biotech) e vuoi confrontarti sul mondo della ricerca e impresa biotech?
Biotecnologi Italiani ti propone una serie di 8 webinar per conoscere imprenditori e realtà biotech. I primi appuntamenti saranno:
Mercoledì 20 Ottobre
Mercoledì 27 Ottobre
Mercoledì 3 Novembre
Mercoledì10 Novembre
Mercoledì17 Novembre
Nei prossimi giorni vi presenteremo i relatori. Stay tuned
L’iniziativa è aperta e gratuita per tutti i soci. E’ possibile registrarsi per i singoli webinar (che si terranno via Webex) a questo indirizzo: https://biotechjob.eventbrite.it
Ecco i vincitori del concorso Biotechjob 2021 “Biotech… che storia!”
Categoria Immagini: Giovanni Galluzzi con l’illustrazione “Come una scoperta può cambiare la storia”
Categoria Racconti: Giuditta Azzurra Labarile con il racconto “Biotecnologi o supereroi?”
“Tutti da bambini abbiamo desiderato avere dei super poteri. Di poter volare, diventare invisibili, avere una forza sovraumana, o magari una bacchetta magica per rendere ogni nostro sogno realtà.Io non facevo eccezione. Ero affascinata dalla magia, soprattutto avrei voluto avere i poteri necessari per aiutare gli altri. La persona che mi sarebbe piaciuto aiutare più di tutte era mia nonna, avrei voluto poterla guarire. Era affetta da Alzheimer, una malattia crudele, che si è portata via pian piano pezzi della sua vita e che infine si è presa anche lei, portandomela via per sempre poco prima che intraprendessi il mio percorso universitario.
L’Alzheimer assomiglia un po’ ad un super cattivo: è complesso, impossibile da sconfiggere e incute timore e paura.Il mio modo per esorcizzare questa paura è sempre stato il cercare di capire e apprendere il più profondamente possibile chi era questo mostro, da dove veniva e come si poteva combattere. Intraprendere quindi un percorso in ambito medico-scientifico per me è stata una scelta quasi naturale. Meno lo è stato lo scegliere tra medicina e biotecnologie. Come tanti altri studenti appassionati di genetica e biologia ero immersa proprio in questo dilemma quando lei, mia nonna, è venuta a mancare, lasciandomi ancor più confusa e spaesata davanti a una delle scelte che più cambiano l’esistenza di una persona.Ho sempre desiderato rendermi utile e assistere chi era in difficoltà, ma credo di aver anche sempre saputo che sale operatorie e stanze ospedaliere non erano per me. Alla fine, pensando proprio alla storia di mia nonna, ho scelto di studiare biotecnologie perché mi sono convinta che è la ricerca che ci offre le armi per capire e affrontare qualunque malattia.
Sono i ricercatori che più, per me, si avvicinano a dei veri supereroi. Il loro lavoro non si limita a salvare una vita alla volta, le conoscenze che acquisiscono sono capaci di cambiare la vita di migliaia, milioni, potenzialmente miliardi di persone, tutte assieme. Ecco perché ho pensato che questa facoltà mi avrebbe davvero aiutata a togliere un po’ di quell’oscurità e angoscia che l’Alzheimer porta con sé e, nel farlo, l’avrei fatto per tutti i malati.Ho ancora paura della malattia, però grazie a questo percorso sto acquisendo tutti i mezzi e gli strumenti per conoscere e decifrare questo “nemico”, e, spero, anche per aiutare a combatterlo in prima linea. Certo, i biotecnologi non hanno la bacchetta magica, ma l’ingegneria genetica è quanto di più vicino ad essa abbiamo: la possibilità di conoscere e modificare il DNA per guarire e fare mille altre cose utili. Basti pensare ai vaccini, così d’attualità in questi giorni, gli OGM, le bioplastiche e tutti quei sistemi e processi per ridurre gli scarti, aumentare l’efficienza e la produttività per creare un mondo più sostenibile.Le nostre magie non avvengono in tempi brevi, ma sicuramente il loro effetto dura ben oltre la mezzanotte e cambia la vita alle persone, davvero. Anche se io sono in ritardo per aiutare mia nonna, ho la speranza, nel mio piccolo, di contribuire a questo continuo progresso scientifico e confesso che, per quanto non avrò mai dei veri super poteri come i supereroi dei fumetti, non mi dispiace affatto il “limitarmi” a fare quello che i biotecnologi sanno fare meglio: creare nuove risposte ai nostri bisogni, perché hanno dimostrato che con le loro idee e le loro competenze la realtà può, a volte, superare qualsiasi immaginazione.”
Premio della Giuria: Sofia Zompi con il racconto “R4188”
La porta di vetro dello stabulario scatta con un leggero cigolio. Le lampade sfarfallano e la fredda luce al neon ricopre il linoleum sulle pareti. Damiano entra a passo svelto, infila i guanti in lattice e controlla l’ordine del giorno. Invidio molto la sua reattività di prima mattina. Lancio un’occhiata al calendario fissato con lo scotch sopra il bancone.
Lunedì 31 maggio.
La casella è piena di piccole note nella sua sottile scrittura ordinata. Mi sgranchisco sospirando. Sarà una giornata impegnativa. L’orologio segna le 09:10 quando arriva la nuova tirocinante. Indossa rapida il camice di cotone e i copricalzari blu. Si raccoglie i capelli in una ordinata treccia che infila dentro la cuffia trasparente. Storce il naso quando entra e sorrido di nascosto: lunedì è giorno di pulizie. Assieme, lei e Damiano, trascinano trentadue gabbie lucide e un sacco gonfio di truciolo compresso. Solo un anno fa erano quarantuno, merito dei progressi della scienza che lavora incessantemente per ridurre il numero di animali necessari. C’è molto da fare: preparare il fondo e posizionare le casette pulite, rabboccare l’acqua nei beverini e controllare che il mangime non sia invecchiato a contatto con la grata. Il ronzio della cappa aspirante sovrasta i sottili rumori provenienti dalla gabbia 02. Cinque giorni fa sono nati otto cuccioli, nudi, ciechi e poco più grandi di un tappo di Bic. Tra due settimane saranno abbastanza grandi per nutrirsi da soli, ma per adesso meglio non toccarli.
Damiano controlla che la tirocinante faccia tutto con cura prima di aprire l’armadio a destra del lavandino. So cosa sta cercando ancor prima che lo tiri fuori: il diario dei trattamenti. Lo apre alla prima pagina vuota e annota:
Rapido prepara il bancone con tutto l’occorrente e tre evidenziatori colorati: blu per i veicoli, giallo per il farmaco sperimentale e verde per il controllo. Guai a invertire i colori. È una delle cose che potrebbe mandare all’aria mesi di lavoro.
Etichetta gialla. Comincia sempre dai trattati sperimentali, inizio a pensare che sia quasi un gesto scaramantico. La sperimentazione è iniziata un mese fa e i tumori cominciano a essere visibili già a occhio nudo. Prende le misure con il righello graduato, ripete la valutazione anche due volte se non è convinto. Per queste procedure meglio essere prudenti. Sul diario, sotto ogni codice, segna in modo ordinato:
6,5 x 5,3
6,8 x 6,15
5,9 x 5,65 …
I dati raccolti ci dicono se il tumore sta progredendo e a che velocità. Ci dicono anche e soprattutto se il farmaco sta facendo il suo dovere.
Poi è il momento del trattamento. Damiano è davvero molto abile: con la mano destra impugna la coda mentre con la sinistra sistema il punto dove iniettare il farmaco. Passa quindi alle gabbie etichettate di verde. Con meticolosità ripete il procedimento, essere precisi vuol dire qualità dei risultati, ed è questo il nostro lavoro: garantire che nessun dato venga sprecato. Nessuno vuole tenere un farmaco in [ricerca, N.d.R.] Preclinica per sempre, ma per andare avanti servono risultati e in questo caso sembra proprio che ci siano, nei trattati il tumore sta crescendo meno che nei non-trattati. Poi sarà l’analisi statistica a dirci quanto è robusto questo risultato, non bisogna mai lasciarsi andare a prematuri entusiasmi.
Per ultimi arrivano i veicoli.
19,9 x 18,65
19,4 x 19,1
20,25 x 19,9…
questo è arrivato. Chi è?
R4188.
Damiano a quel punto prepara l’anestesia, la tirocinante disinfetta il tavolo operatorio…
Quando mi risveglio barcollo leggermente sulle zampe, ma recupero in fretta.
Si, sono io R4188.
Damiano sta ancora misurando, per un’ultima volta, il tumore, per poi pesarlo e fotografarlo su di un foglio di carta millimetrata. Sul mio cartellino la tirocinante scrive in stampatello A19. So bene cosa significa A19, Articolo 19, Damiano ha fissato un grosso appunto sulla bacheca degli obiettivi:
“Articolo19. Liberazione e reinserimento degli animali”.
Quelli del Centro di Recupero vengono una volta al mese con il loro furgoncino colorato, sono tipi simpatici. Quando arrivano stringono la mano a Damiano e iniziano a portare fuori dallo stabulario le nostre gabbie. È ora di andare. Guardo l’ingresso dello stabulario farsi piccolo piccolo mentre mi allontano. Damiano mi mancherà, ma so che alla fine riuscirà a portare il nostro farmaco a chi ne ha bisogno. Poco importa se il mio nome non finirà sulla pubblicazione. Dopotutto R4188 non è un nome che brilli per fantasia…
…anzi, credo proprio che lo cambierò…
I vincitori avranno la possibilità di accedere ad un corso di formazione offerto da uno dei partner formativi del concorso: Science Draw Graphic, Consorzio Italbiotec, FormazioneNelFarmaceutico
In occasione del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2021, l’Università di Milano Bicocca, di Pavia e di Milano hanno organizzato l’evento:
La “Nuova Alleanza”: Green Deal e tradizione alimentare italiana
Verrà posto l’accento sui concetti di “recycle”, un tradizionale modo di ridurre i costi economici e ambientali, e di “upcycle”, cioè l’applicazione di idee/tecnologie innovative per la creazione di nuovi beni da materiali di scarto.
L’evento si svolgerà online Giovedì 30 Settembre dalle ore 10:00 alle ore 12:00. Per partecipare è necessario iscriversi a questo link: https://forms.gle/sXrSPpYnaGqmXr568
Tutti i finalisti hanno guadagnato l’accesso a visite guidate ad iniziative aziendali organizzate dai partner industriali del progetto (Cereal Docks, Copan Group, OpenZone) e si contenderanno la possibilità di vincere uno dei 3 corsi di formazione messi in palio dai partner formativi (Consorzio Italbiotec, Science Draw Graphic, FormazioneNelFarmaceutico). ____________
Nei prossimi giorni vi presenteremo tutti i loro lavori che poi potrete votare per scegliere i vincitori! ____________
Il Concorso #BiotechJob è promosso da Biotecnologi Italiani in collaborazione con il Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’ Università degli Studi di Milano-Bicocca, il Consorzio Italbiotec, Science Draw Graphic, FormazioneNelFarmaceutico.com, Cereal Docks, Copan, OpenZone e con il patrocinio della Conferenza Nazionale Permanente dei Corsi di Studio in Biotecnologie e Assobiotec News.
Le premiazioni si terranno presso la European Biotech Week.
Il tema del lavoro (e come ottenerlo) è un tema pressante per molti, soprattutto per chi sta muovendo i primi passi fuori dall’Università, o ci sta provando.
Proprio per aiutare chi si trova in questa situazione ed è preso tra mille dubbi e domande senza risposte, Lorenza Moscarella e Davide Ederle, con il patrocinio di Biotecnologi Italiani, hanno organizzato una chiacchierata che, partendo proprio dalle vostre domande, proverà ad offrire qualche risposta e anche qualche chiave interpretativa di un mondo, quello aziendale, che risponde a logiche molto diverse da quelle universitarie.
L’evento su terrà il prossimo giovedì 9 alle 21 su Meet. Per partecipare è sufficiente registrarsi a questo indirizzo: https://lnkd.in/eHSb72tf ___________
ATTENZIONE: l’evento è gratuito e aperto a tutti, non solo ai biotecnologi, ma i posti sono limitati. I soci di Biotecnologi Italiani avranno priorità d’accesso.
#Biotecnologitaliani ha aperto la #PanicRoom, un servizio dedicato ai soci che si trovano in una situazione di stallo davanti a un problema che non sanno come affrontare.
Hai un’idea, ma non sai cosa fare?
Hai della documentazione che non capisci?
Sei ad un bivio di carriera e non sai come scegliere?
La Panic Room ha lo scopo di guidarti, con suggerimenti mirati, a trovare le risposte che ti servono grazie a un team di esperti!
Sei un biotecnologo (o uno studente in biotech) e vuoi confrontarti sui percorsi professionali con chi ha già maturato un’esperienza importante nel mondo del lavoro?
#Biotecnologitaliani ti propone una serie di 8 webinar per approfondire le varie sfaccettature della professione del biotecnologo:
Mercoledì 3 Febbraio 2021: Affari regolatori
Mercoledì 10 Febbraio 2021: Ricercatore
Mercoledì 17 Febbraio 2021: Innovation Manager
Mercoledì 24 Febbraio 2021: Clinical Research Associate
Mercoledì 3 Marzo 2021: Bioinformatico
Mercoledì 10 Marzo 2021: Medical Writer
Mercoledì 17 Marzo 2021: Post-Doc life
Mercoledì 24 Marzo 2021: Professione Biotecnologo
L’iniziativa è aperta e gratuita per tutti i soci. E’ possibile registrarsi per i singoli webinar (che si terranno via Zoom) a questo indirizzo: https://orientabiotech.eventbrite.it
Non è che questo vaccino è arrivato un po’ troppo presto?
In molti si chiedono come sia stato possibile fare una cosa, che generalmente richiede 10-20 anni, in meno di 1 senza che sotto sotto non ci sia una grossa fregatura.In realtà, in questo caso, la risposta è molto semplice: quando scienza e società lavorano insieme con un obiettivo comune chiaro e condiviso, si possono compiere miracoli (scientifici) come questo. Dovrebbe sempre essere così. Sta a noi fare in modo che lo sia!
Ma vediamo qualche dettaglio in più sul perché e come sia stato possibile “fare il miracolo”.
(1) Ce lo aspettavamo. Molto prima della crisi della #Covid19, c’era la consapevolezza che una pandemia di qualche tipo prima o poi sarebbe arrivata. Proprio per questo, ad esempio, nel 2017 è stata lanciata la Coalition Epidemic Prepardness Innovations, CEPI. Inoltre, diverse aziende e istituzioni accademiche, tra cui BioNTech, Moderna e l’Università di Oxford, stavano già sviluppando e testando da diversi anni nuove tecnologie per realizzare vaccini in tempi rapidi e a costi contenuti partendo dalle informazioni genetiche del patogeno. Questo ha fatto risparmiare molto tempo.
(2) Abbiamo subito identificato il virus. Il 31 dicembre 2019 Wuhan ha comunicato l’epidemia in atto. Il 10 gennaio era già disponibile la prima sequenza (dell’RNA) del virus. Questo, unito alle nuove tecnologie (vedi punto 1), ha consentito di iniziare a lavorare ad un vaccino già 10 giorni dopo l’allarme epidemico. Di solito questa fase preliminare invece dura (moooolti) anni.
(3) Soldi, soldi, soldi. Sviluppare un vaccino richiede soldi. Tanti soldi… e tempo per raccoglierli. Qui sono arrivati tutti e subito. Dai Governi e dalle varie organizzazioni filantropiche e umanitarie.
(4) Abbiamo usato il saltacoda. La stesura dei protocolli di sperimentazione e l’ottenimento delle approvazioni necessarie per realizzarli richiedono tempi molto lunghi, perché ci si mette in coda alle (molte) altre richieste. Tutti i progetti per lo sviluppo di vaccini contro la COVID-19 hanno però usato il saltacoda e i comitati etici e le autorità di regolamentazione hanno valutato subito la documentazione con la massima priorità. Rispondendo alle richieste anche entro 24 ore. Tutti hanno raddoppiato i loro sforzi per mettere questi studi al primo posto.
(5) Le sperimentazioni sono iniziate immediatamente. Anche i centri che si occupano di sperimentazione clinica si sono subito offerti (hanno fatto a gara!) per avviare la sperimentazione del vaccino e si è così partiti immediatamente.
(6) Digitalizzazione dei dati. Per paura di errori, storicamente i dati venivano raccolti in modo cartaceo e solo poi digitalizzati, con conseguenti tempi lunghi anche solo per disporre di dati facilmente utilizzabili.Negli ultimi 3-5 anni però anche la ricerca clinica si è finalmente digitalizzata, oggi raccoglie i dati direttamente attraverso sistemi digitali che limitano gli errori e le omissioni al minimo, e allo stesso tempo rendendo le informazioni immediatamente disponibili per l’analisi, anche in tempo reale.
(7) Volontari come non ci fosse un domani. C’è stato un enorme sostegno e coinvolgimento pubblico per questi studi. Molte persone si sono sentite in dovere di dare una mano e hanno fatto un passo avanti. In genere, le sperimentazioni sui vaccini richiedono mesi per il solo reclutamento. Qui, in poche ore, abbiamo raccolto decine di migliaia di volontari.
(8) Il virus ha fornito i malati. Brutto a dirsi, ma per vedere se un vaccino funziona ci devono essere malati. Solo così si può vedere se chi ha ricevuto il vaccino si ammala meno di chi ha ricevuto il placebo. L’arrivo della seconda ondata ha consentito a questi studi di produrre rapidamente risultati.
(9) Hanno funzionato alla grande! In una pandemia ogni vaccino è buono, anche quello che aiuta a prevenire anche solo una piccola parte dei casi gravi. Solo che se ne hai uno mediocre, per capire se funziona davvero (e non è solo rumore di fondo quello che vedi) hai bisogno di tanti casi (e quindi tanto tempo). Qui però hanno funzionato molto bene e anche già con i primi casi di malattia si è visto che erano efficaci.
(10) Sperimentazione e autorizzazione sono andate di pari passo. Normalmente tutti i risultati e i dati vengono raccolti, una volta terminato lo studio, in un dossier e mandati alle agenzie regolatorie, in un processo che richiede mesi per il dossier, seguito da mesi per la sua valutazione. In questo caso il processo è stato rivoluzionato utilizzando una “revisione progressiva”. I dati sono stati forniti alle agenzie regolatorie in tempo praticamente reale, per essere riesaminati già mentre gli studi erano ancora in corso. Quando sono arrivati i risultati finali, le agenzie regolatorie avevano già valutato tutto il resto e hanno potuto concentrarsi solo sulla loro analisi. L’intero processo ha richiesto mesi, ma l’ultimo passaggio solo pochi giorni. Le aziende inoltre si sono assunte il rischio di produrre il vaccino prima di ricevere l’autorizzazione. Questo ha permesso di avere le prime dosi disponibili già dal giorno dopo la loro autorizzazione. Se il loro vaccino avesse fallito, avrebbero dovuto buttare tutto.
Non dimentichiamoci poi che la ricerca su di un farmaco non si conclude con la fase III, ma prosegue con la fase IV, la farmacovigilanza. Si continueranno a monitorare i risultati e gli effetti avversi dei vaccini e si aggiusterà sempre più il tiro per migliorarne l’efficacia e minimizzarne gli effetti avversi.
Quindi non siamo andati troppo veloce, siamo piuttosto stati molto bravi a creare una sinergia scienza-società che ci ha permesso di sfruttare al meglio le nostre conoscenze scientifiche, e quanto la situazione ci metteva a disposizione, per arrivare a una risposta efficace contro #SARSCoV2 nel minor tempo possibile.