Ecco i vincitori del concorso Biotechjob 2021 “Biotech… che storia!”
Categoria Immagini: Giovanni Galluzzi con l’illustrazione “Come una scoperta può cambiare la storia”
Categoria Racconti: Giuditta Azzurra Labarile con il racconto “Biotecnologi o supereroi?”
“Tutti da bambini abbiamo desiderato avere dei super poteri. Di poter volare, diventare invisibili, avere una forza sovraumana, o magari una bacchetta magica per rendere ogni nostro sogno realtà.Io non facevo eccezione. Ero affascinata dalla magia, soprattutto avrei voluto avere i poteri necessari per aiutare gli altri. La persona che mi sarebbe piaciuto aiutare più di tutte era mia nonna, avrei voluto poterla guarire. Era affetta da Alzheimer, una malattia crudele, che si è portata via pian piano pezzi della sua vita e che infine si è presa anche lei, portandomela via per sempre poco prima che intraprendessi il mio percorso universitario.
L’Alzheimer assomiglia un po’ ad un super cattivo: è complesso, impossibile da sconfiggere e incute timore e paura.Il mio modo per esorcizzare questa paura è sempre stato il cercare di capire e apprendere il più profondamente possibile chi era questo mostro, da dove veniva e come si poteva combattere. Intraprendere quindi un percorso in ambito medico-scientifico per me è stata una scelta quasi naturale. Meno lo è stato lo scegliere tra medicina e biotecnologie. Come tanti altri studenti appassionati di genetica e biologia ero immersa proprio in questo dilemma quando lei, mia nonna, è venuta a mancare, lasciandomi ancor più confusa e spaesata davanti a una delle scelte che più cambiano l’esistenza di una persona.Ho sempre desiderato rendermi utile e assistere chi era in difficoltà, ma credo di aver anche sempre saputo che sale operatorie e stanze ospedaliere non erano per me. Alla fine, pensando proprio alla storia di mia nonna, ho scelto di studiare biotecnologie perché mi sono convinta che è la ricerca che ci offre le armi per capire e affrontare qualunque malattia.
Sono i ricercatori che più, per me, si avvicinano a dei veri supereroi. Il loro lavoro non si limita a salvare una vita alla volta, le conoscenze che acquisiscono sono capaci di cambiare la vita di migliaia, milioni, potenzialmente miliardi di persone, tutte assieme. Ecco perché ho pensato che questa facoltà mi avrebbe davvero aiutata a togliere un po’ di quell’oscurità e angoscia che l’Alzheimer porta con sé e, nel farlo, l’avrei fatto per tutti i malati.Ho ancora paura della malattia, però grazie a questo percorso sto acquisendo tutti i mezzi e gli strumenti per conoscere e decifrare questo “nemico”, e, spero, anche per aiutare a combatterlo in prima linea. Certo, i biotecnologi non hanno la bacchetta magica, ma l’ingegneria genetica è quanto di più vicino ad essa abbiamo: la possibilità di conoscere e modificare il DNA per guarire e fare mille altre cose utili. Basti pensare ai vaccini, così d’attualità in questi giorni, gli OGM, le bioplastiche e tutti quei sistemi e processi per ridurre gli scarti, aumentare l’efficienza e la produttività per creare un mondo più sostenibile.Le nostre magie non avvengono in tempi brevi, ma sicuramente il loro effetto dura ben oltre la mezzanotte e cambia la vita alle persone, davvero. Anche se io sono in ritardo per aiutare mia nonna, ho la speranza, nel mio piccolo, di contribuire a questo continuo progresso scientifico e confesso che, per quanto non avrò mai dei veri super poteri come i supereroi dei fumetti, non mi dispiace affatto il “limitarmi” a fare quello che i biotecnologi sanno fare meglio: creare nuove risposte ai nostri bisogni, perché hanno dimostrato che con le loro idee e le loro competenze la realtà può, a volte, superare qualsiasi immaginazione.”
Premio della Giuria: Sofia Zompi con il racconto “R4188”
La porta di vetro dello stabulario scatta con un leggero cigolio. Le lampade sfarfallano e la fredda luce al neon ricopre il linoleum sulle pareti. Damiano entra a passo svelto, infila i guanti in lattice e controlla l’ordine del giorno. Invidio molto la sua reattività di prima mattina. Lancio un’occhiata al calendario fissato con lo scotch sopra il bancone.
Lunedì 31 maggio.
La casella è piena di piccole note nella sua sottile scrittura ordinata. Mi sgranchisco sospirando. Sarà una giornata impegnativa. L’orologio segna le 09:10 quando arriva la nuova tirocinante. Indossa rapida il camice di cotone e i copricalzari blu. Si raccoglie i capelli in una ordinata treccia che infila dentro la cuffia trasparente. Storce il naso quando entra e sorrido di nascosto: lunedì è giorno di pulizie. Assieme, lei e Damiano, trascinano trentadue gabbie lucide e un sacco gonfio di truciolo compresso. Solo un anno fa erano quarantuno, merito dei progressi della scienza che lavora incessantemente per ridurre il numero di animali necessari. C’è molto da fare: preparare il fondo e posizionare le casette pulite, rabboccare l’acqua nei beverini e controllare che il mangime non sia invecchiato a contatto con la grata. Il ronzio della cappa aspirante sovrasta i sottili rumori provenienti dalla gabbia 02. Cinque giorni fa sono nati otto cuccioli, nudi, ciechi e poco più grandi di un tappo di Bic. Tra due settimane saranno abbastanza grandi per nutrirsi da soli, ma per adesso meglio non toccarli.
Damiano controlla che la tirocinante faccia tutto con cura prima di aprire l’armadio a destra del lavandino. So cosa sta cercando ancor prima che lo tiri fuori: il diario dei trattamenti. Lo apre alla prima pagina vuota e annota:
“Sperimentazione Giorno 27 – candidato farmaco BGA005 – microcitoma polmonare H69 AR”.
Rapido prepara il bancone con tutto l’occorrente e tre evidenziatori colorati: blu per i veicoli, giallo per il farmaco sperimentale e verde per il controllo. Guai a invertire i colori. È una delle cose che potrebbe mandare all’aria mesi di lavoro.
Etichetta gialla. Comincia sempre dai trattati sperimentali, inizio a pensare che sia quasi un gesto scaramantico. La sperimentazione è iniziata un mese fa e i tumori cominciano a essere visibili già a occhio nudo. Prende le misure con il righello graduato, ripete la valutazione anche due volte se non è convinto. Per queste procedure meglio essere prudenti. Sul diario, sotto ogni codice, segna in modo ordinato:
6,5 x 5,3
6,8 x 6,15
5,9 x 5,65 …
I dati raccolti ci dicono se il tumore sta progredendo e a che velocità. Ci dicono anche e soprattutto se il farmaco sta facendo il suo dovere.
Poi è il momento del trattamento. Damiano è davvero molto abile: con la mano destra impugna la coda mentre con la sinistra sistema il punto dove iniettare il farmaco. Passa quindi alle gabbie etichettate di verde. Con meticolosità ripete il procedimento, essere precisi vuol dire qualità dei risultati, ed è questo il nostro lavoro: garantire che nessun dato venga sprecato. Nessuno vuole tenere un farmaco in [ricerca, N.d.R.] Preclinica per sempre, ma per andare avanti servono risultati e in questo caso sembra proprio che ci siano, nei trattati il tumore sta crescendo meno che nei non-trattati. Poi sarà l’analisi statistica a dirci quanto è robusto questo risultato, non bisogna mai lasciarsi andare a prematuri entusiasmi.
Per ultimi arrivano i veicoli.
19,9 x 18,65
19,4 x 19,1
20,25 x 19,9…
questo è arrivato. Chi è?
R4188.
Damiano a quel punto prepara l’anestesia, la tirocinante disinfetta il tavolo operatorio…
Quando mi risveglio barcollo leggermente sulle zampe, ma recupero in fretta.
Si, sono io R4188.
Damiano sta ancora misurando, per un’ultima volta, il tumore, per poi pesarlo e fotografarlo su di un foglio di carta millimetrata. Sul mio cartellino la tirocinante scrive in stampatello A19. So bene cosa significa A19, Articolo 19, Damiano ha fissato un grosso appunto sulla bacheca degli obiettivi:
“Articolo19. Liberazione e reinserimento degli animali”.
Quelli del Centro di Recupero vengono una volta al mese con il loro furgoncino colorato, sono tipi simpatici. Quando arrivano stringono la mano a Damiano e iniziano a portare fuori dallo stabulario le nostre gabbie. È ora di andare. Guardo l’ingresso dello stabulario farsi piccolo piccolo mentre mi allontano. Damiano mi mancherà, ma so che alla fine riuscirà a portare il nostro farmaco a chi ne ha bisogno. Poco importa se il mio nome non finirà sulla pubblicazione. Dopotutto R4188 non è un nome che brilli per fantasia…
…anzi, credo proprio che lo cambierò…
I vincitori avranno la possibilità di accedere ad un corso di formazione offerto da uno dei partner formativi del concorso: Science Draw Graphic, Consorzio Italbiotec, FormazioneNelFarmaceutico
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