Quali effetti avversi mi devo aspettare dal vaccino per la #COVID19? Mi devo preoccupare?
Risposta breve: nella peggiore delle ipotesi un’anafilassi, che è però molto rara e comunque gestibile con epinefrina. Negli US, su 2 milioni di vaccinazioni, si sono avuti 21 casi (0,001%), di cui solo 4 (0,00025%) su persone non già allergiche. Tutti si sono risolti positivamente. Per contro, chi si ammala di COVID-19, sempre negli US, ha il 5% di probabilità di finire in ospedale e l’1,7% di morirci.*
Come sempre vediamo però la cosa un po’ più in dettaglio.
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Finora, per i vaccini a mRNA, erano disponibili solo i dati di sicurezza legati agli studi clinici di fase I – II – III. Sia chiaro, si tratta di signori studi che avevano valutato, per la fase III, la sicurezza del vaccino Pfizer su ben 43.000 persone e su 30.000 quello di Moderna, però comunque niente a che vedere con i milioni di vaccinati di questi giorni.
Bene, lo scorso 6 gennaio il Centro per il Controllo delle Malattie americano (il CDC) ha pubblicato il primo rapporto sulle reazioni avverse registrate sui primi due milioni di vaccinati.
Cosa ne è emerso? Che le reazioni avverse sono state lo 0,2%.
Quali sono state? Essenzialmente dolore al sito di iniezione, febbre (da 38°C), mal di testa, dolori muscolari, fatica e reazioni allergiche.
Quante? 175. Di queste però solo 21 gravi (anafilassi, ossia una grave reazione allergica a rapida comparsa che può causare la morte se non trattata rapidamente).
21 su 1.893.360. Lo 0,001%.
In 17 casi (su 21) si trattava però di persone che avevano una storia allergica, 7 dei quali avevano anche già avuto shock anafilattici. Se eliminiamo quindi gli allergici, l’incidenza scende allo 0,00025%.
E dopo quanto si sono manifestati? Entro 30 min., tranne in 3 casi, tutti in persone con una storia allergica, per i quali non si è comunque andati oltre le 3 h.
TUTTI I CASI SONO STATI TRATTATI CON SUCCESSO (con epinefrina) E ALLA FINE NESSUNO SI È FATTO MALE.
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La domanda è comunque se questo rischio, per quanto basso (più zeri ci sono dopo la virgola e più è basso), è comunque inferiore a quello che si ha contraendo direttamente la malattia, la COVID-19. Sempre il CDC americano ci comunica che a fine 2020 erano stati registrati 20.350.000 casi di COVID-19 e 350.000 decessi. Questo significa che la letalità registrata è dello 1,7%. Ci dice poi che, sempre a causa COVID-19, sono finite in ospedale in US più di 1 MILIONE di persone. Il 5% di quelli risultati positivi al SARS-CoV-2.
Questi sono i numeri da confrontare. Il rischio dell’1,7% di morire e il 5% di finire in ospedale se si contrae la COVID-19* VS lo 0,001% di avere un’anafilassi. Se poi non siete soggetti allergici, lo 0,00025%.
Vacciniamoci. Quando sarà il nostro turno.
Anche perché, come emerge da uno studio pubblicato ieri su The Lancet, chi finisce in ospedale per COVID-19 rischia di portarne i segni a lungo.
Dopo 6 mesi infatti:
- il 63% riporta ancora fatica e debolezza muscolare.
- il 26% riporta difficoltà a dormire.
- il 24% riporta ansia e depressione.
inoltre, in particolare in chi aveva contratto la malattia in forma grave, erano presenti insufficienza polmonare (con segni evidenti ai polmoni) e difficoltà a raggiungere la distanza minima in una camminata di 6 minuti.
Fonti:
https://www.cdc.gov/mmwr/volumes/70/wr/mm7002e1.htm
https://www.cdc.gov/…/covid-data/covidview/index.html
https://www.thelancet.com/…/PIIS0140-6736(20…/fulltext
*sappiamo che il numero di contagiati reali è più alto di quello intercettato dai test, ma lo è anche quello dei decessi (si parla per gli US di quasi 500.000 decessi contro i 350.000 registrati). Sappiamo anche che il rischio morte e ospedalizzazione è età dipendente, questo semplicemente aumenterà il rischio per le fasce più anziane e fragili della popolazione e lo ridurrà per quelle più giovani. Resta il fatto che la sproporzione nella dimensione tra i rischi collegati al vaccino rispetto a quelli legati alla malattia rimane incolmabile.
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