Vale la pena vaccinarsi?
Risposta breve: SI. I rischi sono di gran lunga (10.000 volte!) inferiori ai benefici.
Ieri è stato il Vaccine Day per i nuovi vaccini contro il coronavirus.
Questo ha scatenato molte polemiche sia sul quantitativo di dosi date all’Italia (che poi si è rivelato essere lo stesso dato anche agli altri Paesi), sia sulla presunta pericolosità del nuovo vaccino a mRNA (per i non addetti ai lavoro “mRNA” sta per RNA messaggero e nelle cellule serve a portare le istruzioni contenute nel DNA alle fabbriche molecolari che servono a produrre le proteine).
Qui, per ora, vorremmo limitarci a mettere in fila qualche numero per vedere se effettivamente tutta questa preoccupazione ha ragion d’essere.
1-Il vaccino a mRNA è del tutto nuovo, chissà cosa ci farà.
Questi in effetti sono i primi vaccini commerciale a mRNA, ma il primo utilizzo di un mRNA come strumento per attivare la risposta immunitaria è stato pubblicato nel 2000, 20 anni fa (https://www.jimmunol.org/content/165/8/4710). Nel 2017 è stato sviluppato con questo metodo un vaccino contro il virus Zika (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5344708/), altra malattia che non ha una cura specifica. Farmaci a RNA sono inoltre in commercio da tempo e vengono usati per modulare l’espressione di specifici geni in diverse patologie (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6440575/) utilizzando un meccanismo di interferenza a RNA (iRNA). Il primo studio clinico su questo tipo di farmaci (ben più invasivi del vaccino a mRNA) risale al 2005, 15 anni fa. Quindi sì, sono nuovi, ma non troppo.
2-Ma perché fare un vaccino a mRNA?
Perché l’mRNA ha delle proprietà che lo rendono migliore di qualunque altro tipo di approccio, sia per efficacia che per profilo di rischio, come ad esempio l’uso di virus attenuati, vettori virali modificati, frammenti di virus o DNA. In particolare l’mRNA:
- è una molecola che è in grado di portare nella cellula tutte le informazioni necessarie a scatenare una risposta immunitaria specifica
- si può facilmente sintetizzare in laboratorio, è poco costosa e relativamente semplice da realizzare
- NON è in grado di entrare nel nucleo della cellula e inserirsi nel suo DNA, quindi non crea i problemi di alcuni DNA o RNA virali
- basta guardarlo perché si distrugga. Lo sanno molto bene tutti i ricercatori che hanno dovuto maneggiarlo, nel vero senso della parola, “con i guanti”. Ecco perché è richiesta una stringente catena del freddo. Questo però significa anche che, una volta fatto il suo lavoro, sparisce da solo
3-Ma i rischi?
I vaccini non sono a rischio zero, va quindi sempre valutato con attenzione il rapporto tra rischi e benefici.
I rischi legati al vaccino sono di due tipi: attesi e inattesi. Quelli attesi sono i rischi legati al fatto che il vaccino sta facendo il suo dovere (scatena una risposta immunitaria quindi se dà febbre, una leggera infiammazione, etc… significa che va tutto bene, che il nostro sistema sta reagendo come atteso).
Ci sono però poi anche dei rischi inattesi, che non sono legati all’azione del vaccino, ma possono essere legati ad altri fattori.
Dagli studi clinici di fase I-II-III che hanno coinvolto qualche decina di migliaia di volontari, non ne sono emersi di gravi. Oggi, che le dosi somministrate sono circa 5 milioni in tutto il mondo, sono però stati registrati, seppure non ancora pubblicati in modo ufficiale (per avere numeri precisi dovremo aspettare i rapporti di farmacovigilanza che usciranno tra qualche mese) 9 casi di effetti avversi gravi (reazione allergica/shock anafilattico) al vaccino: 7 negli USA e 2 nel Regno Unito. In tutti questi casi il paziente è stato curato con successo e dimesso dall’ospedale (niente di piacevole, ma gestibile e reversibile).
Questo significa che se ti vaccini negli USA il rischio, oggi, di avere una reazione allergica al vaccino è stimabile nello 0,00035%. Se ti vaccini nel Regno Unito il rischio di una reazione allergica al vaccino, oggi, è dello 0,00025%.
Avendo chiari i rischi, vediamo ora i benefici.
Il beneficio atteso è di non ammalarsi di Covid-19. Che cosa significa?
Oggi, se ti ammali di Covid-19, hai il 4% di probabilità di finire in ospedale e, in alcuni casi, anche di rimanerci*.
Quindi, riassumendo, vaccinandoci: assumiamo un rischio dello 0,0003% di avere uno shock anafilattico gestibile in qualche giorno in cambio rinunciamo al 4% di probabilità di finire in ospedale con una polmonite bilaterale o peggio se contraiamo la Covid-19.
Non pare una scelta difficile. 10.000 volte meglio vaccinarsi. Davvero.
*il 4% è un valore medio sui casi diagnosticati di Covid-19. Per le fasce più a rischio (età avanzata e patologie pregresse) questa % sarà più elevata, per i bambini (che comunque non verranno per il momento vaccinati) più bassa. Anche ammesso, e non concesso, che oggi il numero di positivi accertati sia 10 volte inferiore al numero reale, il rischio legato al contrarre la malattia sarebbe comunque 1.000 volte superiore a quello di vaccinarsi.